Sergio Marchionne ce l’ha fatta. L’ad Fiat è riuscito nella difficile impresa di restituire i 7,6 miliardi di dollari di prestito ricevuto dal governo USA e da quello del Canada. In particolare, Marchionne ha restituito 5,9 miliardi al Tesoro americano e 1,7 miliardi a una holding pubblica canadese, operante per conto del governo di Toronto.
E alla fine Chrysler si è liberata da un debito pesante, che aveva dovuto contrarre solo due anni fa, per evitare il fallimento. Il debito era stato contratto con l’impegno di Fiat di restituirlo entro il 2017. E’ evidente l’orgoglio della casa torinese di avere restituito tutta la somma con sei anni di anticipo.
Complimenti giungono persino dal Presidente USA, Barack Obama, il quale ha rimarcato come la casa automobilistica di Detroit sia diventata l’emblema della rinascita: solo due anni fa era destinata alla chiusura e oggi non solo non chiude, ma ha rimborsato i prestiti concessi dal governo, ha rilanciato la sua produzione, ha rimesso i conti a posto e si avvia a creare nuovi posti di lavoro. Tutto in soli due anni.
Il rimborso del prestito ha consentito alla Fiat di acquisire il controllo di un altro pacchetto azionario, passando al 46% di Chrysler, in sostanza controllandola del tutto. L‘obiettivo di Marchionne è però di salire al 51% entro la fine dell’anno. Pochi avrebbero scommesso che sarebbe riuscito entro pochi mesi a ottenere il controllo di Detroit, ma i fatti parlano da soli.
E un soddisfatto Marchionne, dagli USA, parla di integrazione tra le due case automobilistiche e della necessità di fare un lungo lavoro, per giungere a un risultato industriale apprezzabile e vincere la competizione sui mercati. Comunque, da oggi Chrysler parla molto più italiano!