Tensione sui periferici, ma su Italia niente rischi

Ieri, è stata una giornata tesa sui mercati finanziari, a causa del diffondersi dei timori su un’imminente ristrutturazione del debito della Grecia. Gli operatori hanno registrato un aumento dei differenziali tra i titoli periferici di Grecia, Irlanda e Portogallo e quelli semi-periferici di Italia, Spagna e Belgio, rispetto ai Bund tedeschi.

A soffrire di più, come era ovvio, sono stati i titoli greci, che hanno esitato rendimenti record al 26,75% sui biennali, mentre anche la Spagna ha vissuto una giornata molto negativa, con lo spread sui decennali che si è impennato fino a un massimo di 261 punti base, per poi un pò rientrare verso la fine delle contrattazioni.

Quanto all’Italia, ha pesato in negativo, oltre al clima di incertezza generale, anche l’abbassamento dell’outlook di Standard & Poor’s, con inevitabili ripercussioni sul fronte dei titoli derivati, con un picco di 186 punti base di spread sui Bund tedeschi, per chiudere, infine, a 181 bp.

Tuttavia, nonostante un palese rialzo del differenziale, gli operatori non sono affatto intimoriti sull’Italia. Ieri, intervistati, alcuni traders hanno confermato lo stato di fiducia sull’Italia, in quanto, spiegano, il nostro Paese è uno dei pochi a godere di una situazione positiva sul fronte dei conti pubblici, i quali sono stati mantenuti in riga, durante la recessione degli anni trascorsi.

Certo, pesano la bassa crescita e la bassa produttività, ma gli investitori ritengono che anche qualora i tassi di crescita del pil fossero rivisti al ribasso, per i prossimi anni, l’impatto sui conti pubblici sarebbe contenuto, per cui quello di S&P viene visto più come un monito a fare di più e meglio.

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