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Netanyahu attacca Obama a distanza, no al rientro nei confini del ’67

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Giuseppe Timpone

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ospite dell’Aipac (American Israel Public Affairs Committee), considerata la più importante lobby ebraica negli USA, è tornato sulla questione sollevata dal Presidente USA, Barack Obama, durante il faccia a faccia di quattro giorni fa, tenutosi a Washington tra i due, ossia i confini di Israele. Obama aveva sollecitato Israele a tornare ai confini del 1967, quindi, a rinunciare alle terre di Cisgiordania, dove vivono circa 300 mila coloni ebrei, per dare vita a un accordo definitivo con la Palestina, la Giordania e l’Egitto, che ponga fine una volta per tutte al problema dei limiti territoriali, magari apportando alcune correzioni, in modo tale da assicurare la sicurezza per gli israreliani e la possibilità per i palestinesi di autodeterminarsi. Parole per nulla gradite a Tel Aviv, come evidenzia la dura presa di posizione di Netanyahu, che dinnanzi a una platea amica, forse approfittando della lontananza di Obama dagli USA (è in visita in Europa), ha tuonato contro la proposta dell’amministrazione americana.

Mai Israele tornerà ai confini indifendibili del 1967“, ha affermato il premier, che già aveva espresso le sue forti perplessità allo stesso Obama. Netanyahu sostiene che il conflitto con la Palestina sarà destinato a perdurare anche secoli, perchè i palestinesi non vogliono mai giungere a una pace, come hanno sempre dimostrato negli anni.

I confini del ’67, secondo il capo del governo israeliano, non permetterebbero a Israele di difendersi in modo appropriato, quindi, non sarebbe proponibile tornare ad essi.

Le parole del premier Netanyahu, probabilmente, segnano il punto minimo nei rapporti tra l’amministrazione americana e il governo israeliano, poichè la freddezza tra i due stati è evidente e rischia di incrinare il rapporto molto forte che esiste tra i due dal 1948, cioè dalla data di nascita dello stato di Israele.

D’altra parte, c’è anche il rischio, al di là delle intenzioni, che le parole di Obama possano essere travisate volutamente da quanti, nel mondo arabo, potrebbe sfruttare la questione dei confini per intensificare la crisi con gli israeliani. Il riferimento è soprattutto ad Hamas, che potrebbe uscire persino rafforzato all’interno della politica palestinese nei confronti del presidente Abu Mazen, dopo l’implicito riconoscimento di Obama che invita Netanyahu a trattare con questa formazione.

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Giuseppe Timpone