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Amministrative, Berlusconi fa appello ai moderati

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Giuseppe Timpone

Altra giornata di tensione quella che ieri ha visto contrapporre non soltanto le due coalizioni, ma anche un diverbio all’interno del centro-destra, tra PDL e Lega. La questione è lo spostamento a Milano di qualche ministero, che il Carroccio vede sicuro e imminente, mentre una nota dei capigruppo del Popolo della Libertà ne ridimensiona la portata, parlando solo di decentramento di dipartimenti, così come avverrebbe anche a  Napoli e in altre città del sud. La smentita del PDL è avvenuta dopo le dure prese di posizione da parte del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e del Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, i quali hanno persino chiesto un incontro chiarificatore con il premier. E il presidente del consiglio ha smentito di avere promesso al senatùr lo spostamento dei ministeri a Milano, quanto di avere parlato di decentrare dipartimenti, in linea con le stesse affermazioni da parte del PDL. Ad ogni modo, tutto gira intorno alla città di Milano, il cui esito è sempre più vissuto come una sfida campale tra le due coalizioni.

Ieri il premier Berlusconi, uscendo dall’ospedale San Carlo di Milano, ha ribadito il suo invito ai milanesi a non consegnare la città nelle mani di un uomo dell’estrema sinistra. Anche Bossi sta cercando di dare il massimo per fare andare a votare il suo elettorato e per Letizia Moratti. Il leader della Lega ha confermato il suo appoggio al candidato del centro-destra, ma ha invitato la Moratti, questa volta, a fare meglio, in caso di vittoria.

Intanto, la polemica si sposta sulle interviste rilasciate dal premier qualche giorno fa ai tg pubblici e privati. L’opposizione grida allo scandalo, all’occupazione dell’informazione da parte del capo del governo e gli fa eco il presidente Rai Garimberti, il quale chiede un riequilibrio, per evitare che vi sia eccessivo spazio a favore del centro-destra e di Berlusconi e parla di “invasione” nei tg.

Peccato che Garimberti, la cui derivazione politica certamente non avrà mai influenzato la sua azione di gestione della tv pubblica, non abbia mai sentito il dovere di chiedere un riequilibrio in trasmissioni come “Anno Zero” di Michele Santoro, o come quelle di Fabio Fazio, su Rai 3.

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Giuseppe Timpone