Tuttavia, pensare che l’elettorato cattolico possa considerare indifferente votare per Moratti, piuttosto che per Pisapia è un esercizio intellettuale, che non dovrebbe venire bene neanche a un vecchio democristiano come Casini, che ha scelto la via più comoda della libertà di voto, per non compromettersi, in caso di sconfitta dell’uno o dell’altro candidato.
Ma a sentire Pisapia, che corre per la coalizione di centro-sinistra, pare che stia facendo di tutto per allontanare da sè il voto dei cattolici. Nel suo programma elettorale, ad esempio, è scritto esplicitamente che Milano deve diventare una meta turistica per gli omosessuali, a cui la città si presterebbe bene, a suo dire, per le sue caratteristiche artistiche e culturali. E che quella dei gay sia una fissa di Pisapia lo dimostrano gli incontri ricorrenti con le comunità in rappresentanza degli omosessuali, a cui il candidato sindaco prometterebbe anche la creazione delle cosiddette “ronde gay”. Ma il centro-sinistra non era ferocemente contrario alle ronde? A sentire Pisapia, senza scadere nel leghismo, le ronde gay servirebbero per rispondere alla domanda di sicurezza nei luoghi pubblici da parte di omosessuali e lesbiche.
C’è poi l’altro cavallo di battaglia di Pisapia, ossia la comunità islamica. E in una sorta di ecumenismo laico in salsa meneghina, il candidato del centro-sinistra vorrebbe aprire sportelli comunali, per dissuadere i fedeli della religione mussulmana dal seguire rigorosamente i dettami del corano, aprendo alla comunità gay.
Gli elettori sono liberi di scegliere, così come i candidati di proporre ciò che credono. I cattolici, tuttavia, non è pensabile che si mettano in fila alle urne per il ballottaggio, a dare il loro voto alle proposte di Pisapia.