Se non è una mondovisione poco ci manca: studio aperto, tg4, tg5, tg1, tg2 (in rigoroso ordine di apparizione) aprono le porte all’arringa di Silvio Berlusconi. Il Presidente del Consiglio dopo cinque giorni di riflessioni sulla sconfitta elettorale (o sul pareggio come preferiscono chiamarlo gli esponenti del centrodestra, tanto la matematica è un optional) ritrova la parola e invade tutti i telegiornali della sera per far arrivare il suo “verbo” agli italiani, che nell’ultima tornata elettorale evidentemente era un pò distratti. Il messaggio lanciato dal premier, con il simbolo del Pdl in bella mostra sullo sfondo dell’inquadratura, non presenta novità dal punto di vista dei contenuti con il tradizionale non consegniamo l’Italia in mano ai comunisti, seguito dalla lettura tutta personale dei dati elettorali che secondo Berlusconi indicano nell’alleanza tra Pdl e Lega l’unica possibile per governare l’Italia.
MILANO E NAPOLI – Negli svariati passaggi televisivi del capo del governo (per una sera il telecomando non è servito), il ballottaggio di Milano ha ovviamente catturato la maggior parte delle attenzioni con Berlusconi che ha invocato i suoi concittadini a non consegnare la città nella mani di Pisapia, che “trasformerebbe il capoluogo lombardo nella Stalingrado d’Italia. I milanesi non permetteranno di far diventare Milano una città islamica, una zingaropoli piena di campi rom“. Ma anche Napoli è nei pensieri del premier che attacca il candidato dell’Idv, De Magistris: “È una semplice copertura del vecchio sistema di potere e di clientele che ha governato la città, uno dei tanti magistrati giustizialisti entrati in politica con la sinistra”.
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“NON SIAMO IN BIELORUSSIA” – L’occupazione della tv nazionale messa in atto da Berlusconi ha fatto infuriare tutta l’opposizione, con Antonio Di Pietro che bolla le dichiarazioni del premier come “l’offensiva di chi, chiuso nel bunker, non si rende conto che gli elettori non lo seguono più” e aggiunge: “Berlusconi utilizza la maggior parte dei telegiornali nazionali come megafoni della sua propaganda elettorale“. Dello stesso tono la replica di Bersani che invita il Presidente del Consiglio ad un confronto televisivo: “Se Berlusconi vuole discutere delle elezioni venga a fare un confronto televisivo con me, io sono pronto. Non siamo mica la Bielorussia“. Proprio così, questa è l’Italia; ma al momento la Bielorussia non è poi così lontana.