La prossima domenica in Spagna si terranno le elezioni amministrative, che secondo tutti i sondaggi dovrebbero infliggere una durissima sconfitta al Partito Socialista del premier Luis Zapatero, mentre gli avversari del Partito Popolare dovrebbero stravincere. Una debacle per il premier socialista, al potere dal 2004, che sarebbe dovuta certamente alla grave crisi economica che sta attanagliando il Paese da tre anni, dopo oltre un decennio di boom economico, che aveva suscitato le speranze degli spagnoli di avviarsi verso un benessere non dissimile da quello dei più importanti stati europei. La crisi mondiale del 2008 qui in Spagna non è ancora finita e gli effetti si fanno sentire pesantemente. Il tasso di disoccupazione è esploso al 21% della popolazione attiva, con punte del 45% tra la popolazione giovanile, il più alto in Europa, con il Fondo Monetario Internazionale che è arrivato a definire i giovani spagnoli di oggi “una generazione perduta“, dato lo stato di pesante crisi occupazionale in cui versa.
Dopo quattro anni relativamente tranquilli al governo di Madrid, Zapatero si è trovato a gestire un secondo mandato difficilissimo, con il rischio di crollo di tutto il sistema bancario iberico e di un default spagnolo. La popolazione ha sin da subito avvertito una sorta di incapacità del governo madrileno ad affrontare le problematiche della recessione e il risultato sta culminando in questi giorni con la protesta dei cosiddetti “indignatos”, ossia di migliaia di giovani, accampati nelle tende della piazza di Puerta del Sol della capitale, in forma di protesta contro tutti i partiti tradizionali. I giovani chiedono che i cittadini non diano la loro fiducia ai partiti che avrebbero dimostrato di essere corrotti e lanciano una serie di proposte, che potremmo definire un pò “grilline”: niente finanziamenti privati ai partiti, esclusione dalle liste di candidati condannati o indagati per reati di corruzione, possibilità di scegliere tra Monarchia e Repubblica, etc.
Tutti i partiti hanno più o meno cercato di non schierarsi contro la protesta. I socialisti, il cui governo è proprio nelle mire della rivolta giovanile, si dicono in grado di capirne le esigenze e gli stessi popolari pensano che le loro proposte vadano ascoltate. Di certo, tra due giorni si ufficializzerà con il voto amministrativo il crollo di consenso per il governo Zapatero.