Calcio e politica, un binomio non sempre vincente e che soprattutto sempre più frequentemente non è apprezzato dai tifosi: fuori la politica dagli stadi, è lo slogan che si addice meglio all’ideologia dominante sui campi da gioco. E la devono pensare così anche le decine di tifosi del Milan che hanno preso carte e penna, forse sarebbe meglio dire carta e tastiera, e hanno fatto sentire la loro protesta contro la lettera inviata la scorsa settimana dal presidente dell’Associazione italiana Milan Clubs dove c’era un palese invito a votare Silvio Berlusconi al primo turno delle elezioni amministrative che si sono svolte a Milano lo scorso weekend. Da “nè rossi nè neri, allo stadio solo rossoneri” a “Mi dissocio completamente dal vostro tentativo di mescolare la passione calcistica e la doverosa riconoscenza al nostro presidente con la politica”: ecco alcune delle lettere di risposta all'”ingerenza” politica di Alessandro Capitanio, presidente dell’Aimc.
LA LETTERA – La missiva era stata scritta dopo le celebrazioni per lo scudetto rossonero e conteneva un invito a votare per il Pdl: “Qualora tu fossi un elettore del centrodestra – è il passaggio incriminato della lettera – , domenica e lunedì, recandoti alle urne potrai votare facendo una croce sul simbolo del Popolo della libertà e scrivere il nome Berlusconi nello spazio per la preferenza” e poi ancora: “Un gesto tanto semplice quanto decisivo per fare di Milano una città sempre all’altezza della nostra straordinaria squadra di calcio”.
LE PROTESTE – Ma quello di Capitanio si è rivelato un clamoroso autogol perché contro l’intreccio tra politica e sport si sono schierati i suo compagni di associazione che bollano l’iniziativa come una trovata personale. E anche la società rossonera prende le distanze facendo sapere di non avere nulla a che fare con l’episodio, che non può essere ricondotto in alcun modo al Milan. Parole che non bastano a placare le polemiche e le proteste dei tanti sostenitori rossoneri che anche sul web stanno facendo sentire la loro contrarietà all’iniziativa. Perché in fin dei conti in Italia la politica può anche diventare una barzelletta, ma il calcio è una cosa da prendere dannatamente sul serio.