Ma dove è finito il TG1? Che fine ha fatto il telegiornale che per decenni è stato il dominatore assoluto delle scena informativa italiana? Dove è finita l’autorità e soprattutto la credibilità del notiziario che è stato, fino all’avvento di Minzolini, il più seguito in Italia? La risposta è una sola: è scomparso, seppellito dai colpi di un direttore che ha fatto di tutto per accontentare la parte politica che lo ha nominato e che non ha fatto nulla per migliorare e dare almeno una parvenza di neutralità ad una linea editoriale che ha ricevuto critiche da (quasi) tutte le parti.
L’ultima protesta in ordine di tempo è quella dei montatori della sede RAI di Milano: stanchi di mettere il loro nome sotto a servizi che non ritengono imparziali hanno deciso di togliere la loro firma. In una nota i dipendenti di corso Sempione raccontano le ragioni della loro protesta e spiegano come essendo “sempre più distanti dalle scelte editoriali” portate avanti dal TG1 hanno deciso di esprimere il “loro forte dissenso nei confronti di un’informazione parziale e coartata e non riconoscendosi nella sua linea, sia come professionisti del settore giornalistico che come utenti della televisione pubblica, ritirano la firma dai propri servizi del telegiornale“; una protesta che, si legge sempre nella nota, sarà interrotta in caso di ” un cambio nella gestione e di un ripristino di quella che dovrebbe essere una reale obiettività della notizia che restituisca al TG1 la dignità che gli deve appartenere in quanto prima fonte d’informazione del paese”.
E quella dei montatori del capoluogo lombardo (che continueranno a firmare i servizi destinati ad altre testate Rai) è solo l’ultimo episodio che chiama in causa la linea editoriale troppo faziosa seguita dal direttore Minzolini. Tralasciando le indagini che lo riguardano per le spese sostenute con la carta di credito Rai e per le quali il capo di accusa è quello di peculato, Minzolini è riuscito a mettersi contro quasi tutti i pezzi da novanta del telegiornale.
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Alla mente viene l’epurazione di tre storici conduttori come Tiziana Ferrario, Piero Damosso e Paolo Di Giannantonio che hanno spiegato il loro allontanamento con il rifiuto di allinearsi alla linea del direttore o il caso di Maria Luisa Busi che ha deciso di non condurre più l’edizione delle 20 proprio in polemica con Minzolini. Ora è la volta dei montatori di Milano ma c’è da giurare che la direzione Minzolini farà ancora altre vittime oltre a quella più illustre: il TG1.