Philip Roth, nato a Newark nel 1933, è molto noto al grande pubblico, essendo stato anche vincitore del premio Pulitzer con il romanzo “Pastorale Americana”, nel 1997. La sua opera più celebre è il romanzo “Lamento di Portnoy” (1969) nella quale un americano-ebreo, Alexander Portnoy, espone al suo analista un lungo monologo prima di inziare la sua terapia. Attraverso le nevrosi di questo personaggio erotomane e in cerca del suo equilibrio, Roth ha raccontato il mondo del sesso e dell’ebraismo, catturando l’attenzione di moltissimi lettori per la sua originalità e il suo stile spregiudicato.
Roth, dopo aver ricevuto il premio, ha commentato: «Uno dei piaceri particolari che ho avuto come scrittore è quello di veder letto il mio lavoro a livello internazionale nonostante tutte le angosce di traduzione che ciò comporta». Dacia Maraini, unica italiana fra i finalisti, ha dichiarato: «Philip Roth è un grande scrittore, che si merita il premio in pieno. Personalmente io non ci contavo più di tanto»; inoltre ha aggiunto: «Roth è un autore che io amo in modo particolare, che leggo da sempre».
La giuria del Booker prize, diretta da Rick Gekoski, ha motivato la sua scelta con queste parole: «Per oltre 50 anni i libri di Philip Roth hanno stimolato, provocato e divertito un enorme, e ancora in espansione, pubblico di lettori. La sua immaginazione non ha consentito solo di riformulare l’idea di identità ebraica ma ha rianimato la narrativa in generale e non solo la narrativa americana».