Sono dati che pesano come un macigno e bruciano davvero per il premier Berlusconi, il suo governo, e per i due partiti della coalizione, il PDL e la Lega. Per la prima volta, da almeno quattro anni, il centro-destra si è imbattuto in una sconfitta, almeno al primo turno, che potrebbe trasformarsi in sconfitta conclamata, se i dati fossero questi anche al ballottaggio. Il dato più inquietante per il Popolo della Libertà e gli stessi leghisti è quello di Milano, dove il partito del premier raccoglie solo il 28% e la Lega non va oltre il 10%. Questa volta, se Berlusconi ha motivo di piangere, Bossi non ha certo ragione di ridere, perchè i suoi voti risultano in calo, malgrado l’affluenza a Milano, ad esempio, sia in linea con le precedenti elezioni. Ma allora cosa è successo alla coalizione di governo? Certo, da parte del PD gridare alla vittoria è quasi comico, se si pensa che a Milano hanno superato il primo turno con un uomo di Sinistra e Libertà e a Napoli sono stati esclusi dal ballottaggio, dove l’ha spuntanta un uomo di Di Pietro, Luigi De Magistris.
Tuttavia, il test non è certamente positivo, limitandoci al PDL-Lega. Candidati sbagliati, forse, scarso senso di appartenenza al partito, che sul territorio non esiste: questi alcuni limiti per il PDL. Ma non è tutto. Berlusconi dovrebbe trasformare questa mezza sconfitta in un’occasione per ripulire il partito dalla troppa gente, che a livello locale, così come nazionale, ne inquina l’immagine, dando spesso la sensazione che molti giochino una partita personale, o addirittura per interessi del tutto estranei al bene comune.
Troppe le polemiche interne su chi debba succedere a chi. Troppi i tentennamenti nel fare le riforme e nel porsi come guida riformatrice del Paese. Non sappiamo fino a che punto abbiano inciso le dinamiche nazionali su un test di tipo locale. Ma ci chiediamo se sia presentabile un ministro dell’economia che da anni non permette il taglio delle aliquote fiscali, che è riusciuto nel capolavoro di trasformare una grande opportunità, quale il federalismo fiscale, in un’occasione ennesima di comuni e regioni per fare cassa, aumentando le tasse ai cittadini. Se Silvio vorrà veramente recuperare il consenso che le urne di ieri hanno incrinato a livello territoriale, deve sbarazzarsi di tutto questo; deve dare la scossa al governo, anche mettendo fuori dalla porta qualche ministro.