E’ iniziata la campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali del novembre 2012: lo dimostrano gli ultimi atti della Casa Bianca, che vanno nella direzione di proposte di leggi più popolari rispetto ai primi due anni di amministrazione. Scordatevi l’Obama della riforma sanitaria, dell’ecologia a tutti i costi. Tra diciotto mesi il suo mandato è nelle mani degli elettori e non basta di certo il cadavere di bin Laden per vedersi assicurata la riconferma alla Casa Bianca. E così, se gli avversari Repubblicani iniziano a uscire allo scoperto, con Newt Gigrich ad essere il suo primo aspirante a sfidante ufficiale, tra le file del GOP, il Presidente Obama sta investendo buona parte della sua comunicazione su due proposte che hanno a che fare con il settore petrolifero, ma che vanno in direzione opposta, da un punto di vista degli interessi delle società di petrolio. Da un lato, il pugno in faccia ai petrolieri deriva dalla proposta di cancellazione dei benefici fiscali a cui le società petrolifere hanno avuto fino ad oggi diritto, pari a 4 miliardi di dollari all’anno. Un aiuto ingiusto, secondo i consiglieri di Obama, che sottolineano come le prime cinque società di petrolio negli USA abbiano fatto profitti per 36 miliardi di dollari nei soli primi tre mesi dell’anno e poi vanno a Washington a supplicare di non togliere gli aiuti per 4 miliardi. Bisogna tagliare il deficit, va dritta la Casa Bianca, e i primi a pagare sarebbero i petrolieri.
L’altra proposta è quella di autorizzare nuove trivellazioni per l’estrazione di un maggiore quantitativo di petrolio, che consentirebbero ai prezzi della benzina di scendere, grazie alla maggiore offerta sul mercato. Il tutto dovrebbe avvenire nel rispetto dei vincoli ambientali e su questo punto anche i Repubblicani sono da sempre favorevoli, perchè con la benzina a 4 dollari al gallone, con una crescita del prezzo del 3% ad aprile e di oltre il 30% in un anno, gli americani sono infuriati e c’è da scommettere che entrambe le due proposte serviranno a smaltire un po’ la rabbia.
Sarà forse un colpo per i fan dell’Obama delle energie alternative, ma novembre 2012 non è poi così lontano e le elezioni non si vincono di certo con i mulini a vento.