LADRO E GIORNALISTA – Il primo episodio, forse quello che ha fatto più notizia, è del 7 maggio al Palasharp di Milano: Berlusconi sta facendo il solito show tra attacchi alla magistratura e barzellette quando un pensionato urla “Ladro”. Il presidente del consiglio ferma il discorso e prega gli uomini della sicurezza di provvedere. Detto, fatto: i bodyguard trascinano dietro al palco il contestatore che prova a fare resistenza e si prende anche qualche calcio.
Ma non è il solo a non ricevere un trattamento con i guanti, perché nella stessa occasione un giornalista del programma “Exit” di La7 che stava cercando di intervistare l’anziano è stato trascinato via con la forza dagli uomini della sicurezza.
NO A CHE GUEVARA – Ma nell’anno in cui si celebrano il 150° anniversario dell’Unità d’Italia non ci poteva essere differenza di trattamento tra nord e sud e così dopo Milano tocca a Napoli e anche qui a suscitare vivaci discussioni oltre ai contestatori è un rappresentate dei media. Prima del comizio conclusivo della campagna elettorale tenuto da Berlusconi, infatti, un operatore della RAI è stato allontanato dalla mostra d’Oltremare perché il suo abbigliamento non era consono all’evento: la sua maglia con l’effige di Che Guevara è balzata agli occhi degli organizzatori che lo hanno invitato a cambiarsi; al rifiuto dell’operatore ne è nata un’accesa discussione, al termine della quale l’uomo si è allontanato per tornare con camicia e cravatta: una mise decisamente più adatta.
Ma non è certo passata inosservata anche la signora che all’interno della sala ha mostrato un cartello con la scritta “Non sono comunista, sono una persona normale, ma non mi rappresenti”: strattonata e portata via dalla sicurezza, così come alcuni giovani che protestavano durante il comizio. Conclusione migliore non poteva esserci per una campagna elettorale con un unico chiaro filo conduttore: che nessuno osi disturbare lo show del grande capo.