A undici giorni dalla morte di Osama bin Laden, ucciso in un blitz delle forze americane a Abottabad, 60 km di distanza dalla capitale pakistana Islamabad, il clima nello stato asiatico non tende a un miglioramento, anzi si intravedono già segnali inquietanti, sia sul fronte interno che sui rapporti internazionali. Questa mattina, nella parte nordovest del Pakistan, un attentatore suicida, pare in moto, si è fatto esplodere nei pressi di una scuola paramilitare, provocando almeno 80 morti. L’attentato è stato rivendicato da un gruppo di estremisti islamici alquaidisti, il quale ha così voluto rivendicare l’uccisione di bin Laden, dichiarando in un comunicato che questo attentato è solo il primo di una serie di rivendicazioni, per la fine del loro leader. Questo episodio dimostra come fattivamente potrebbe non cambiare molto, specialmente nell’immediato, per la sicurezza nel mondo. Al Qaida, infatti, è una costellazione, che comprende una miriade di gruppi sparsi in tutto il mondo, che possiedono autonomia di azione sul territorio in cui operano. Di fatto, è come se si trattasse di una sorta di franchising del terrore, un’affiliazione a cui ciascun gruppo di terroristi può affiliarsi, al fine di ottenere il tragico marchio identitario.
Attentati di ritorsione erano previsti dagli stessi USA, che non si aspettavano nell’immediato un clima di distensione, tanto che persino in Italia, per quanto non vi siano segnali diretti, il livello di allarme è stato innalzato nelle ore immediatamente successive all’annuncio dell’uccisione dello sceicco.
Ma l’altro fronte, che mostra il deteriorarsi dei rapporti tra il Pakistan e l’Occidente, risiede nelle relazioni con gli USA. Oggi un alto ufficiale militare del Pakistan ha annullato una visita ufficiale negli USA, in risposta al blitz del 2 maggio, che viene visto a Islamabad come una sorta di violazione dell’integrità territoriale del Paese, dato che gli americani non avrebbero avvertito le forze pakistane del loro imminente raid contro il covo di bin Laden.
L’annullamento della visita è il primo segnale ufficiale che il Pakistan, dopo le prime dichiarazioni distensive dei primi momenti post-blitz, intende portare avanti la polemica con il governo americano, dimentico della grave accusa, sussurrata sotto-voce nei consessi internazionali, che grava sulle istituzioni di Islamabad, ritenute complici della latitanza del capo di Al Qaida e di connivenza con il terrorismo internazionale.