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Gran Bretagna, si torna a bipartitismo Tories-Labour

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Giuseppe Timpone

Il referendum e le elezioni amministrative del 5 maggio, il “super-Thursday”, a un anno esatto dalle ultime elezioni politiche che hanno sancito la vittoria a metà dei Tories di David Cameron, costretto a un’alleanza inedita con i LibDem di Nick Clegg, ha registrato ufficialmente gli umori dei sudditi di Sua Maestà, riscuotendo in dodici mesi gli equilibri politici del Regno Unito. Gli appuntamenti elettorali importanti erano diversi e tutti di grande significato politico. Anzitutto, il referendum voluto da Clegg, per una nuova legge elettorale, di tendenza più proporzionale, chiamata “Alternative vote”, che avrebbe favorito le formazioni terze, come quelle dei LibDem. Poi, una serie di comuni importanti in Inghilterra, in cui si rinnovavano i consigli comunali, infine le elezioni regionali in Scozia, Galles e Irlanda del Nord. I risultati di questi appuntamenti hanno fatto, probabilmente, da detonatore per una situazione politica, che sembra sempre più italica a Londra, con un governo semi-paralizzato dai dissensi interni alla coalizione che lo sostiene, con polemiche tra premier e ministri, nonchè tra premier e suo vice. Insomma, Downing Street, una volta tanto, si trasforma in Palazzo Chigi.

Eppure, se il voto di una settimana fa sarà destinato ad avere un seguito, l’italianità della Gran Bretagna sarà solo un fatto passeggero, perchè gli inglesi avrebbero già pensato a rimettere le cose a posto. Primo punto: con il 70% di no, è stata bocciata la riforma elettorale di Clegg, che prende complessivamente la più grande batosta da quando il LibDem è nato nel 1980.

Secondo punto: le elezioni amministrative. I liberaldemocratici dimezzano il numero dei loro consiglieri nell’Inghilterra del Nord, perdendo il controllo di numerosi comuni, come pure di Sheffield, dove Clegg è stato eletto deputato.

Terzo: il Partito Conservatore di David Cameron, dato in flessione, ha retto all’ondata elettorale, conservando sostanzialmente i numeri alle amministrative, mentre il crollo dei liberaldemocratici è stato compensato da un guadagno di consenso dei laburisti.

Cosa ci indicano, dunque, questi numeri? Che il confronto della politica inglese, nonostante l’anomalia di un governo di coalizione, sta riposizionandosi su un dibattito tra Tories e Labour e per i terzi incomodi, come i LibDem di Nick Clegg, il tempo è contato.

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Giuseppe Timpone