Mancano ancora 18 mesi alle elezioni presidenziali del novembre 2012, quando il Presidente USA, Barack Obama, dovrà ripresentarsi per un secondo mandato. Fino ad oggi, come ovvio, non ci sono sfidanti ufficiali, perchè in genere il partito che cerca di strappare la guida della Casa Bianca al rivale presenta i suoi candidati alle primarie dei primi mesi dell’anno elettorale. Tra un anno sapremo chi ce la farà per i Repubblicani a correre contro Obama, ma non è un mistero che la corsa sotterranea a guadagnarsi il consenso dell’elettorato della destra americana sia in corso da tempo. A iniziare, a dire il vero, fu Sarah Palin, nell’autunno scorso. La candidata alla vice-presidenza contro Obama, alle elezioni del 2008, datasi per un paio di anni alla tv e a una carriera più nello spettacolo che in politica, ha guadagnato numerosi punti con l’iniziativa dei suoi “Tea Party”, che ha puntato a recuperare l’elettorato più conservatore tra le file dei Repubblicani delusi, con slogan anti-tasse e contro l’ingerenza dello stato in economia e nella vita dei cittadini.
Il successo del suo tour in tutta l’America è stato evidente, con migliaia di persone che hanno accolto a ogni tappa la Palin e i suoi candidati, considerati veri outsider rispetto al Grand Old Party, e la cosa ha persino infastidito i vertici ufficiali del Partito Repubblicano, colto impreparato dalla campagna dei Tea Party, che ha spostato il dibattito sul fisco, immigrazione, sicurezza, temi cari all’elettorato tradizionale della destra, rinvigorendo la grinta e il successo alle elezioni di midterm dei Repubblicani.
Tuttavia, in termini di seggi conquistati a discapitato degli altri concorrenti Repubblicani, la Palin non ha spaccato, come si pensava agli inizi, ragion per cui si guarda oltre alla sua ala, per testare nuovi leader. E ieri, ufficialmente, è giunta la candidatura di Newt Gingrich, speaker alla Camera dei Rappresentanti, sotto la presidenza di Bill Clinton, il quale da YouTube ha lanciato la sua corsa per la Casa Bianca, in quota repubblicana.
In un asciutto discorso di due minuti, Gingrich ha attaccato la riforma sanitaria di Obama, considerandola un’ingerenza del governo federale e dichiarando di volere ridare più potere agli americani, sottraendolo alla burocrazia di Washington. Gringrich ha puntato pure sui temi della piena occupazione, sicurezza e piano energetico degli USA.