L’Istat ha fornito i dati sull’andamento della produzione industriale a marzo, che vede una crescita dello 0,4% sul mese di febbraio e un balzo del 3,1% sullo stesso mese del 2010. Un dato che dovrebbe creare un clima di fiducia tra gli addetti ai lavori e chi studia le cifre e, invece, le cose non stanno esattamente così.
Se andiamo ad analizzare il dato complessivo del primo trimestre, la produzione industriale è cresciuta dell’1,9% sullo stesso trimestre dell’anno precedente, ma sarebbe in calo, rispetto al trimestre precedente, ossia agli ultimi tre mesi del 2010, i quali, a loro volta risultarono in calo congiunturale. Detto in poche parole, si assiste a un aumento della produzione industriale, rispetto ai livelli dell’ultimo periodo della crisi, ma dalla metà dello scorso anno in poi si è assistito a un rallentamento della crescita, e la produzione mostra un profilo piatto, come se dopo avere recuperato qualcosa, la macchina produttiva italiana si sia fermata.
Da luglio a fine marzo, ad esempio, la crescita media della produzione risulta dello 0,1% su base mensile; un andamento piatto, appunto. E ciò che preoccupa gli analisti è anche l’allontanamento dagli indici di crescita di stati come Francia e Germania, che hanno registrato, in termini congiunturali, un aumento della produzione industriale, nel primo trimestre 2011, di quasi il 2%.
Non pienamente soddisfatti neanche i sindacati. Cisl e Ugl, ad esempio, rimarcano come il problema stia nei consumi, che non ripartono mentre la Cgil sottolinea che, pur essendo il dato positivo, non riuscirebbe a compensare le perdite durante la crisi.