Grecia declassata a meno di spazzatura, titoli crollano

Sembra una corsa inarrestabile verso un abisso infinito quella che si sta svolgendo in queste settimane ad Atene. Dopo le voci su una possibile richiesta di ristrutturazione del debito, fortemente osteggiata dalla BCE, che la considera una catastrofe per l’euro, e dopo che si era tenuto il vertice europeo per decidere un nuovo piano di aiuti per la Grecia, ieri è giunta la notizia che Standard & Poor’s, la più famosa agenzia internazionale di rating, ha declassato il debito ellenico di due posizioni, portando la sua valutazione da BB- a B. In sostanza, mentre prima la valutazione era a livello “junk” (spazzatura), ora è sprofondata a meno di spazzatura, con un rating del livello di stati africani come il Senegal.

La motivazione di S&P si è basata sul fatto che vi sia una sensazione diffusa tra i creditori che Atene possa procedere a una ristrutturazione del debito, nonchè che non possa rispettare le prossime scadenze di rimborso.

E i titoli decennali ieri sono schizzati al 15,879%, un livello ormai fuori controllo, che pregiudica di per sè la capacità dello stato di rimborsare i titoli anche a più lunga scadenza.

Minacciano di declassare ulteriormente i titoli greci anche Moody’s e Fitch. 

Ieri, il rappresentante italiano al board della BCE, Lorenzo Bini Smaghi, ha confermato l’opposizione di Francoforte a un’ipotesi di ristrutturazione del debito, caldeggiata apertamente dal governo di Berlino, che non ha speranze in una capacità della Grecia di far fronte ai propri impegni.

Quest’anno, il governo ha già dichiarato che non sarà in grado di rispettare gli impegni sul fronte dei conti pubblici. Il rapporto tra debito e pil dovrebbe oltrepassare il 150%, mentre il deficit dovrebbe attestarsi sopra il 10%, una situazione da collasso.

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