Dopo le tensioni degli ultimi giorni, con centinaia di manifestanti in sciopero della fame contro il regime comunista dei fratelli Castro e l’uccisione di un oppositore politico di 46 anni a Santa Clara, ieri è stata diffusa una notizia, da fonti ufficiali del governo, che per molti cubani potrebbe rappresentare la speranza di una vita migliore: il regime autorizzerà il visto per viaggi turistici all’estero; in poche parole, sarà ora (presumibilmente) possibile espatriare per i cubani. Non è la prima volta che si annuncino a Cuba riforme che non verranno mai messe in pratica, ma la sensazione è che la morente dittatura comunista stia prendendo atto silenziosamente della sua sconfitta e cerchi di porre rimedio al disastro economico, che si esprime con un malcontento diffuso, attraverso iniziative ufficialmente di apertura, ma che mascherano la volontà di dare sfogo a certi sentimenti popolari. E dopo più di 50 anni, per i gli abitanti della “baia dei porci” potrebbe essere possibile uscire fuori dall’isola senza dovere fuggire di nascosto dalle autorità, magari attraverso imbarcazioni piccole e pericolose verso i vicini USA, che ricordano tristemente i viaggi della speranza delle migliaia di nordafricani verso le coste siciliane.
Quanto andato in onda ieri ricorda una sera del 9 novembre del 1989 a Berlino. Anche allora c’era il comunismo da quelle parti, che teneva separate le due zone, quella ad Est, sotto il dominio comunista russo, e quella ad Ovest, schierata con l’Occidente liberaldemocratico. Anche allora il malcontento era diffuso e si mostrava nei volti delle centinaia, poi migliaia, poi decine di migliaia di manifestanti, alle “preghiere per la pace” del lunedì, per protestare contro il regime di Honecker. Anche in quell’occasione il crollo avvenne con un annuncio del tutto casuale, anzi sbagliato: bastò che un dirigente della SED, il partito comunista della ex DDR, dichiarasse in tv che sarebbe stato possibile dalla sera stessa attraversare il muro senza controlli per passare a Berlino Ovest, per fare raccogliere centinaia di migliaia di increduli tedeschi alla frontiera della città, in poche ore, dando vita al crollo del comunismo nella Germania Est.
Non siamo ancora a questo punto. Cuba non è la DDR e mancano la volontà e il coraggio della presa d’atto di un fallimento di oltre 50 anni di esperienza politica e istituzionale da parte della vecchia guardia del Partito Comunista di Cuba. Ci potrebbero essere ancora diversi colpi di coda di chi sa di essere avviato al tramonto della propria essenza politica, ma forse tra non molto anche a L’Avana potrebbe soffiare il vento della libertà.