Dopo il sì all’accordo da parte del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che dal vertice italo-francese di due settimane fà aveva palesato la sua soddisfazione per operazioni di mercato congiunte tra aziende italiane e francesi, adesso arriva anche l’ok dell’amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo, Corrado Passera, che aveva scatenato una controffensiva ai francesi di Lactalis, dopo che questi erano giunti al 29% delle azioni di Parmalat, tentando di mettere sù una cordata nazionale, per ottenere il controllo di Collecchio.
Il fallimento del tentativo di Passera, che avrebbe voluto sostenere un progetto industriale italiano, è stato evidente proprio il giorno del vertice tra Berlusconi e Sarkozy, il 26 aprile scorso, quando sorprendendo tutti, Lactalis annunciò la presentazione di un’Opa sul restanti 71% di Parmalat.
Passera parla di soddisfazione, per una grande operazione di mercato, quale si starebbe concretizzando in queste settimane, tra Parmalat e Lactalis. Di fatto, la benedizione di Intesa sembra più una dichiarazione di resa, la presa d’atto di una sconfitta, che peserà ancora per molto tempo negli ambienti del capitalismo italiano, mostratisi incapaci di mettere sù un’intesa almeno preliminare su un progetto industriale concordato con le banche. E anche il sistema bancario italiano non ne esce parecchio bene, avendo palesato limiti evidenti, nella sua capacità di sostenere grandi progetti strategici nazionali.
Adesso, la Cassa Depositi e Prestiti potrebbe avvalersi della norma del decreto anti-scalate, varata da Tremonti, per acquisire il 10% circa delle azioni di Collecchio, nel tentativo di mettere una bandierina tricolore sul capitale di Parmalat, sebbene da una posizione di pura testimonianza, dato che Lactalis dovrebbe agevolmente ottenere la maggioranza assoluta del capitale azionario.