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GB, referendum legge elettorale boccia Clegg

Published by
Giuseppe Timpone

Un giorno da dimenticare quello che forse si concretizzerà stasera per Nick Clegg, il leader dei liberaldemocratici inglesi, che ha fortemente chiesto e ottenuto la celebrazione di un referendum per la riforma della legge elettorale attuale, proponendo il passaggio dallo storico maggioritario secco all’ “Alternative vote“, ossia a una sorta di compromesso all’italiana, tra un sistema maggioritario e un pallido proporzionale. I dati sul referendum non sono ancora pronti, sebbene già ieri sera le urne si siano chiuse. Si scrutineranno prima, infatti, le schede per il voto amministrativo e per l’elezione dei Parlamenti di Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Ma i sondaggi che circolano già nella giornata di oggi indicherebbero una vera e propria disfatta per Clegg e per i sostenitori dei sì alla nuova legge elettorale. Si parla anche di una vittoria dei no, con quasi i due terzi dei voti, contro appena un terzo dei favorevoli.

Se questi dati stasera trovassero conferma nei voti reali, per i LibDem di Nick Clegg sarebbe una disfatta, sia da un punto di vista concreto, perchè avrebbero mancato l’obiettivo di assicurarsi una legge elettorale favorevole a una loro maggiore rappresentanza, sia da un punto di vista d’immagine, con una delusione crescente e solida nel proprio elettorato, in cui serpeggiano molti malumori per il sostegno di Clegg al governo conservatore di David Cameron.

L’alleanza tra Clegg e Cameron si è resa necessaria esattamente un anno fa, in quanto i conservatori, pur avendo vinto le elezioni politiche, non avevano raggiunto la maggioranza dei seggi alla Camera dei Comuni, avendo la necessità di un appoggio dei LibDem, che comunque non avevano poi stravinto rispetto alle previsioni della vigilia.

Adesso il cammino per il premier Cameron sarà più difficile, perchè nonostante la vittoria personale (l’unico leader ad essersi schierato ufficialmente per il no al referendum, insieme al suo partito), le divisioni tra i due partiti al governo saranno destinate ad esacerbarsi, con un Nick Clegg che, a questo punto, non avrebbe poi molti argomenti per giustificare la sua permanenza nell’esecutivo, avendo perso il suo cavallo di battaglia con cui aveva motivato l’appoggio ai conservatori. E non andrà meglio ai laburisti di Milliband, schieratosi ufficialmente per il sì, che vedono così bocciata la propria linea.

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Giuseppe Timpone