Ma quelli del primo ministro e di Dell’Utri non sono gli unici nomi fatti dal pentito nel corso della sua deposizione. Secondo Brusca infatti nel 1992 Cosa nostra aveva rapporti con i politici ed in particolare con Lima, a livello locale, e con Andreotti a livello nazionale. Brusca è tornato poi a tirare in ballo Nicola Mancino, allora ministro degli Interni, che sarebbe stato il destinatario finale del “papello”, l’elenco di richieste (revisione maxi processo, applicazione legge Gozzini) fatte dalla mafia allo stato.
Immediate le reazioni dei diretti interessati con Niccolò Ghedini, avvocato di Silvio Berlusconi, che attraverso una nota smentisce che il Premier sia mai stato contattato o abbia ricevuto richieste come quelle indicate da Brusca. Replica anche da parte di Mancino secondo cui le dichiarazioni che lo riguardano non sono altro che un vendetta di Cosa Nostra nei confronti di chi ha sempre combattuto la mafia.