Nonostante non si plachino le voci e gli interrogativi su quanto accaduto durante l’irruzione in cui ha perso la vita il leader di Al-Qaeda (ultimo in ordine di tempo il dubbio su chi abbia sparato il colpo mortale, se un Navy Seal o addirittura la stessa guardia del corpo dello sceicco del terrore, che avrebbe così evitato che lo prendessero vivo), l’entusiasmo per i possibili segreti custoditi nell’archivio informatico dell’organizzazione terroristica più pericolosa al mondo è palpabile.
“Vi rendete conto di quello che abbiamo nelle nostre mani?” riferiscono alla stampa non meglio precisate fonti vicine ai vertici militari USA. La speranza è di reperire i nomi degli affiliati, comprese le famigerate cellule “dormienti” ed informazioni su beni posseduti e piani di futuri attentati.
Intanto il sito Debka File di Gerusalemme (specializzato in informazione sul mondo dello spionaggio e del terrorismo) mette tuttavia in evidenza alcune stranezze. Essendo dotato di tutti i moderni comfort (tra cui un’ antenna satellitare) e quindi collegamenti con l’esterno a rischio tracciamento, ci si chiede come mai la versione USA riferisca di indagini non proprio tecnologicamente avanzate, come seguire la pista dei corrieri, e si mette in dubbio la mancanza del coinvolgimento dei servizi segreti pakistani che avrebbero dovuto già da tempo notare un edificio di nuova costruzione, per giunta a poca distanza da installazioni militari.
Insomma non c’è tempo per placare una polemica (prima la falsa foto, poi la sepoltura in mare, per citare le più note) che ecco affiorare altre ambiguità che faranno la gioia dei complottisti.
E chi dice che alla fine non spunti anche un account Facebook utilizzato in incognito dall’ex terrorista più famoso al mondo?