Il piano giunge in una fase delicata della vita politica e finanziaria dello stato lusitano, con le elezioni politiche fissate per il 5 giugno, quindi, in un clima in piena campagna elettorale, oltre a scadenze importanti, per la restituzione di 4,9 miliardi di euro a metà giugno. E senza gli aiuti europei, gli impegni di giugno sarebbero stati molto difficili da onorare.
Il vero problema ora è convincere il nuovo governo finlandese, nato dall’avanzata strepitosa della destra anti-salvataggi di “Veri Finlandesi” e da altre due formazioni di centro-destra, a dare il suo appoggio al salvataggio. Un eventuale no da parte del ministro delle finanze di Helsinki bloccherebbe, infatti, il piano, essendo necessaria l’unanimità. A Bruxelles, quindi, si studiano le modalità per consentire alla Finlandia di esprimere le proprie posizioni di perplessità, senza compromettere il salvataggio di Lisbona. E’ probabile che si vada a un’astensione finlandese, che garantirebbe il via libera comunque.
Tuttavia, è evidente che le ostilità della Finlandia e i crescenti movimenti di contrarietà nei Paesi scandinavi e del Nord Europa, per non parlare della rabbia palese dell’elettorato tedesco, stanno a significare che quello di Lisbona potrebbe essere l’ultima volta che la UE interviene a salvare qualche stato spendaccione.