Oggi a Palazzo Grazioli i vertici del Popolo della Libertà, della Lega Nord e dei Responsabili dovranno sedersi al tavolo, in mattinata, per fare il punto sulla questione che rigurda la mozione dei leghisti sull’intervento in Libia, dopo l’accelerazione subita la settimana scorsa, con Berlusconi che ha annunciato, durante il vertice italo-francese, la partecipazione italiana ai bombardamenti su Tripoli. La Lega ha puntato subito i piedi e si è mostrata decisa a non mollare la presa, presentando una mozione alla Camera per mettere il governo e la coalizione dinnanzi al fatto compiuto. L’irritazione del partito di Bossi nasce dalla convinzione che i bombardamenti della Nato possano avere come conseguenza la fuga di migliaia di libici verso l’Italia e l’Europa, con l’intensificarsi della questione immigrazione.
Nonostante il gelo sceso tra Berlusconi e Bossi, dopo le dichiarazioni dure del senatur sulla tenuta del governo nel caso in cui la mozione della Lega non fosse votata, tra i due pare stia tornando la sintonia, anche per ragioni di realismo politico, dato che nè i leghisti, nè il premier vogliono la caduta del governo.
Il punto di incontro tra le opposte vedute sarebbe dettato dal riconoscimento di alcuni paletti all’intervento militare italiano. Anzitutto verrà fissata una scadenza temporale, non legata a una data specifica, perchè è improbabile che si riesca a prevedere un momento preciso per la fine delle operazione; con ogni probabilità, invece, si preciserà nella mozione della maggioranza che l’Italia parteciperà ai bombardamenti contro il regime di Gheddafi fin tanto che non saranno messi al sicuro i civili e le forze ribelli, con la richiesta del nostro Paese di un monitoraggio continuo con gli alleati sull’evolversi della situazione.
Altro punto poi sarebbe la messa nero su bianco che i nostri soldati non metteranno mai piede sul territorio libico, poichè l’invio delle truppe di terra non dovrebbe mai essere consentito da Roma.
Con questi due punti si accontenterebbe l’esigenza della Lega di non dare il via libera a operazioni indiscriminate contro la Libia, con inevitabili ripercussioni in termini di immigrazione e disordini a poche centinaia di chilometri dalle nostre coste; nel contempo verrebbe salvaguardato l’impegno del Premier Berlusconi a sostegno delle azioni militari degli alleati.