Un’altra giornata da dimenticare per il mondo del lavoro e per la stessa democrazia italiana, dopo che a Torino, ieri, centinaia di manifestanti che sfilavano in corteo come autonomi, accanto al sindacato della Cgil, hanno aggredito i rappresentanti della Cisl, accusata di essere il sindacato dei padroni, bruciando bandiere sia delle stessa Cisl che della Uil. Tutti i partecipanti istituzionali e della Cgil, che avevano partecipato al corteo, hanno preso nettamente le distanze dal gesto di questi gruppi “autonomi”, ma resta il fatto che l’episodio non è certo il primo della serie e che vengono versate lacrime di coccodrillo, dopo che per mesi alcune sigle sindacali sono state sottoposte a una contestazione mediatica violenta, con accuse di fiancheggiamento del sistema padronale, poco memori dell’esperienza tragica degli anni di piombo.
E le contestazioni e le aggressioni di ieri vengono a soli due giorni di distanza da un’altra clamorosa e violenta aggressione, quella che il candidato a sindaco di Napoli per il Popolo della Libertà, Gianni Lettieri, ha subito mentre si trovava nel capoluogo campano, in Piazza Bovio, intrattendosi con alcuni elettori. Lettieri è stato costretto a riparare nella chiesa antistante, dopo essere stato accerchiato da decine di giovani dei centri sociali che lo hanno insultato e minacciato pesantemente, cercando di aggredirlo anche fisicamente, al grido di “fascista”. E le violenze contro Lettieri seguivano di poco l’eplosione di alcune bombe carta, davanti alla sede del Pdl e sede elettorale del candidato sindaco a Napoli.
Dopo ciascun episodio, tutto il mondo politico si ritrova ipocritamente ad esprimere solidarietà alla vittima di turno, salvo dopo pochi minuti tornare ai toni di scontro totale e da guerra civile di sempre.
Per le celebrazioni del 25 aprile erano stati i fischi contro il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e contro il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, a rimarcare la violenza delle piazze, con contestazioni a Milano anche contro il sindaco Letizia Moratti e il segretario del Pd, Pierluigi Bersani.
Ovunque, nel Paese, si respira un clima di aggressione verbale, che precede poi quello ancora più grave della violenza fisica, ma senza che ciò porti a un punto di svolta nei metodi di lotta politica. Le amministrative di maggio sono alle porte e non si può escludere che altri episodi di intolleranza non accadano.