Anche ieri il regime di Assad in Siria ha mostrato il suo volto più feroce, con l’uccisione di 62 manifestanti, soprattutto nel sud e nel centro del Paese, che protestavano contro il governo di Damasco. E la strage di ieri si aggiunge ai numeri già agghiaccianti della settimana scorsa, quando oltre 300 civili sarebbero stati uccisi nella giornata del Venerdì Santo, in varie città siriane, in seguito alle proteste indette per la cosiddetta “giornata della collera”. Il regime brutale di Assad conferma la linea dura contro le manifestazioni, sconfessando le aperture che pure aveva fatto, subito dopo gli accadimenti in Tunisia, Egitto e Libia. La repressione nel sangue di ogni tentativo di richiedere libertà e maggiore democrazia nel Paese sembra l’unica risposta che il dittatore di Damasco sembra offrire. E pensare che poche settimane fa era stato persino concesso il diritto di manifestare pacificamente. E avranno pensato a ciò i siriani scesi in piazza, magari non capendo che le false aperture di Assad altro non fossero che uno specchietto per le allodole, più in funzione propagandistica.
La Siria è uno stato delicato, perchè rappresenta l’avamposto sul Mediterraneo dell’Iran, l’altra dittatura più temibile tra tutte le dittature mediorientali. Sì, perchè se ogni dittatura dovrebbe essere considerata in sè negativa, quelle di Teheran e di Damasco hanno un loro plus di pericolosità, in quanto sono frutto di un odio ideologico anti-occidentale, tale per cui una trattativa con i loro apparati di regime appare quasi sempre impossibile, poichè non sono inclini al dialogo o alla difesa di soli interessi, ma hanno un obiettivo, che consiste in una sorta di islamizzazione del mondo, contro ciò che considerano il satana del pianeta, ossia gli USA e i loro alleati.
E proprio USA e UE potrebbero dare vita a sanzioni economiche contro Damasco, che potrebbero bloccare trasferimenti per circa 129 milioni di dollari nel triennio 2011-2013, nonchè investimenti concordati dal governo siriano con la Banca Mondiale. Si spera che le sanzioni che potrebbero essere presto imposte suggeriscano maggiore equilibrio ad Assad, ma la storia recente delle sanzioni dimostra che le ripercussioni quasi sempre sono negative solo per la popolazione, peraltro bombardata da messaggi di regime, che indicano nell’Occidente l’affamatore dei popoli, usando le sanzioni proprio come prova. C’è già chi parla della Siria come del prossimo scenario di guerra; ma dietro Assad, c’è l’ayatollah di Teheran.