Silvio al Quirinale, ok da Pdl e Lega

Non è all’ordine del giorno, lo dicono tutti, ma in queste ore l’idea di Silvio Berlusconi al Quirinale è qualcosa di cui il mondo politico sta discutendo, ma senza fare clamore, perchè mancano ancora due anni per il rinnovo della presidenza e da qui al 2013 molte cose potrebbero cambiare. Sta di fatto che lo stesso Berlusconi pochi giorni fa aveva indicato Gianni Letta come possibile successore di Napolitano, perchè uomo dotato di equilibrio e senso della mediazione. Adesso, però, dal Popolo della Libertà e dalla Lega si levano voci su un possibile passo di Berlusconi, che potrebbe passare da Presidente del Consiglio a Capo dello Stato. Lo dice a chiare lettere Daniela Santanchè, la quale vedrebbe bene il Cavaliere alla Presidenza della Repubblica; lo conferma il capogruppo alla Camera della Lega, Marco Reguzzoni, che ritiene naturale che al Quirinale vada chi abbia esercitato ruoli istituzionali alti, come il Presidente del Consiglio.

Cerca di fare tacere le voci, invece, il capo-gruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto, che sostiene che obiettivo dell’attuale maggioranza è ora di realizzare il programma di governo e allargare i propri confini. Certo, Cicchitto conferma che la questione non può essere all’ordine del giorno, non fosse altro che mancano due anni, e soprattutto da qui al 2013 ci saranno di sicuro le elezioni politche, il cui esito determinerà la prossima presidenza al Quirinale.

L’ipotesi di Silvio al Quirinale spaventa le opposizioni, con un Bersani che sente “un brivido” alla sola idea, mentre per il finiano Italo Bocchino, se  Berlusconi diventasse Capo dello Stato, distruggerebbe la democrazia.

Al momento non si registrano reazioni dai centristi di Casini e la cosa non dovrebbe stupire più di tanto. Lo scenario che molti immaginano, senza dirlo, è di un Berlusconi al Quirinale e un Casini a Palazzo Chigi, a raccoglierne l’eredità alla guida dell’esecutivo. Depongono in suo favore l’essere un moderato, con le idee chiare sui temi cari ai moderati, quali economia e leggi eticamente sensibili; i suoi ottimi rapporti con l’Oltretevere (cosa che Fini non può vantare) e la sua capacità di potere raggruppare i moderati attorno a un ipotetico governo da lui guidato. Con la regia silente (o forse no!) di un Silvio al Quirinale.

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