Fino ad oggi, la debolezza delle argomentazioni dell’ala anti-tremontiana del Pdl ha consistito nel suo essere identificato con il “partito della spesa“, cioè nel contrastare Tremonti solo per chiedere più spesa pubblica; il che ha fatto pendere la bilancia, e giustamente, dalla parte di Giulio. La novità, invece, dell’attacco di Galan sta nel fatto che egli abbia rimproverato a Tremonti il suo essere estraneo a una cultura economica liberale del centro-destra, ponendosi in contrasto con le idee di fondo dell’elettorato moderato e assumendo misure illiberali, come in politica fiscale, la nota dolente dell’esecutivo, che spingerebbe per una riduzione delle tasse.
Proprio questo battere non su più spesa, ma su meno tasse e più mercato potrebbe essere la linea programmatica alternativa a Tremonti, che consentirebbe ai suoi avversari di avere argomentazioni valide per rovesciare i rapporti di forza interni al Pdl. Dopo tutto, Berlusconi è il primo ad osteggiare l’ottusità del suo ministro dell’economia, che a livello nazionale e internazionale è ormai diventato più un’icona del pensiero economico della sinistra, che un rappresentante degno di un governo di centro-destra.
Ciò che lo contraddistingue in positivo è la sua tenacia, nel mettere in sicurezza i conti dello stato dagli attacchi alla diligenza, e questo merito è indubbio, mentre dubbia sarebbe la capacità dei suoi avversari interni al Pdl di resistere alle sirene del partito della spesa.