E, intanto, in Italia le polemiche sul gruppo torinese non si placano, anzi si arricchiscono anche del nuovo fronte internazionale. In particolare, è la Cgil di Susanna Camusso e i suoi metalmeccanici di Fiom che guardano con preoccupazione alle mosse di Marchionne, che, secondo il sindacato confederale, sarebbe orientato a investire in America e a disinvestire in Italia.
Il fronte delle polemiche riguarda anche il referendum presso lo stabilimento dell’ex Bertone, che Marchionne vorrebbe rilanciare, con l’applicazione del contratto di Mirafiori e Pomigliano, che Fiom osteggia fortemente, non avendo il coraggio, tuttavia, di pronunciarsi esplicitamente per il no al referendum, poichè l’alternativa sarebbe la chiusura dello stabilimento e lo spostamento delle attività a Torino, dove i lavoratori avrebbero ugualmente il contratto tanto osteggiato da Cgil-Fiom.
E sul punto è anche intervenuta Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, che ha auspicato che anche nel caso prevalessero i no, la Fiat investa nello stabilimento.