Nei mesi della crisi del debito, con stati come Grecia, Portogallo e Irlanda sull’orlo del fallimento, evitato al momento solo dall’intervento della BCE e della UE, la Cina sta dimostrando la sua aspirazione a diventare super-potenza mondiale, tentando di espandere il suo raggio di azione non più e solo sulle aree deboli del mondo, quali l’Africa, l’Asia o il Sudamerica, ma tagliando la testa al toro, anche su USA ed Europa.
E’ l’enorme abbondanza di riserve di valuta, che possiede grazie alla politica di sotto-valutazione dello yuan, mantenuto volutamente a un cambio fisso e debole verso dollaro e euro, che consente alla Cina di continuare ad esportare, senza contro-bilanciamenti di mercato: il governo di Pechino ha intuito che la crisi dei Paesi più sviluppati, indebitati sino al collo, può trasformarsi per i cinesi in una occasione non tanto di realizzazione di profitti, quanto di estensione della loro influenza.
E così, se fino a marzo la UE e la BCE litigavano per l’istituzione di un fondo di salvataggio europeo, da utilizzare in favore delle economie periferiche dell’area euro in difficoltà con i conti, la Cina da gennaio si è proposta come soluzione immediata ed efficace per allentare le tensioni sui mercati, proponendo l’acquisto di titoli a rischio, investendo le enormi riserve di valuta, al fine anche di diversificare gli investimenti, attualmente per lo più in valuta americana.