Notizie pessime arrivano da Lisbona, dove ieri l’agenzia del debito ha collocato titoli di stato per un valore complessivo di 1 miliardo di euro. Il risultato è stato in linea con le previsioni e con l’andamento del secondario, poichè l’asta ha registrato sì un successo della domanda, ma il costo dell’operazione è stato altissimo, con un’impennata dei rendimenti, che hanno confermato la tendenza del Portogallo ad avvicinarsi all’abisso dell’insolvenza. Infatti, i titoli semestrali, emessi per un valore di 320 milioni di euro, hanno offerto tassi al 5,529%, in rialzo dal 5,117% di solo due settimane prima. I restanti 680 milioni, invece, sono stati collocati dall’agenzia, tramite titoli trimestrali, che hanno anch’essi registrato balzi in alto, con rendimenti schizzati al 4,046%, contro il precedente 3,403% di metà dicembre scorso.
E sul decennale si registra il picco di differenziale di 587 punti base, rispetto ai Bund tedeschi. I traders sono sempre più convinti che le condizioni di mercato con cui il Portogallo si riesce a finanziare non sono sostenibili, e che Lisbona dovrà mettere mano al più presto a un piano concordato di risanamento, per richiedere aiuti da Bruxelles, in quanto la scadenza del 15 giugno, per il rimborso di 4,9 miliardi di euro, diventa sempre più considerata non alla portata della situazione di liquidità del Paese.
Inevitabile, inoltre, che fino a giugno il nervosismo dei mercati prosegua e s’intensifichi, perchè entro quella data sarà più chiaro se la Grecia si avvicinerà al default o verrà salvata, come la BCE di Francoforte caldeggia. Ma l’ipotesi che Atene debba richiedere la ristrutturazione del debito diventa la più realistica, considerazione il clima di freddezza che si respira in Nordeuropa, dove i governi sono sempre più insofferenti alle politiche lassiste degli stati periferici.