E che tra i dissidenti non ci sia entusiasmo, nè speranza per un cambiamento possibile a Cuba sotto i Castro, lo conferma anche la blogger Yoanu Sanchez, la quale si interroga su come sia avvilente che il gruppo dirigente comunista non riesca a trovare un giovane, in grado di guidare il partito e le istituzioni, mentre si affanna a cambiare un ultra-ottantenne con un altro ottantenne.
Quanto, poi, alla misura voluta da Fidel, di un massimo di due mandati per incarico, anzichè essere vista come una scelta di cambiamento, all’estero molti commentano che si tratti di un espediente dei fratelli Castro, Fidel e Raoul, per darsi altri dieci anni di potere, giunti ormai a un’età molto avanzata. L’età media, infatti, dei dirigenti del partito si aggira sui 70 anni, essendo quasi tutti reduci dall’esperienza della revolucion del 1959. Il limite del doppio incarico, quindi, non sarebbe altro che un palliativo per la popolazione, perchè comunque tra dieci anni molti di loro saranno passati a miglior vita o non sarebbero più in grado di reggere il partito e le istituzioni.
Ciò che colpisce dai commenti dei dissidenti è l’amara constatazione che nulla cambierà a L’Avana, sotto la famiglia dei Castro, soprattutto, in tema di diritti umani. E l’aver rinunciato a incarichi pubblici e di partito non significa per niente che Fidel non interverrà in prima persona, per gestire il potere fino all’ultimo suo respiro.