Due buone notizie per l’Italia giungono dal vertice del G20 di Washinton, tenutosi lo scorso fine settimana. La prima riguarda i rischi sistemici e l’altra, invece, il livello del debito, che è forse più una nota di colore.
Quanto ai rischi sistemici, ossia di quei rischi di cui alcuni Paesi sarebbero investiti, e che travolgerebbero l’intera economia di una nazione, la lista stilata nel G20 include Paesi di grosso calibro, come USA, Cina, Francia, Germania, Gran Bretagna, Giappone e India. In sostanza, tutti i Paesi occidentali ritenuti più forti avrebbero in sè un rischio sistemico, una sorta di vulcano sopito, ma non spento, sotto i piedi, in grado di esplodere e di travolgerli, se si presentassero determinate situazioni.
Questi sono, infatti, gli stessi Paesi, in cui hanno sede i cosiddetti “too big to fail”, ossia colossi bancari e finanziari troppo grandi per fallire, che se chiudessero bottega, trascinerebbero con sè tutta l’economia del Paese in cui hanno sede, nonchè delle altre economie internazionali.
E Tremonti è evidentemente soddisfatto dell’assenza nella lista dell’Italia, che non ha rischi sistemici. E aggiunge ironico: ” Non abbiamo fatto nulla per entrare, nè spingiamo per farlo”.
C’è poi una questione non meno importante, che non può non essere sottolineata. Da oggi, possiamo affermare ufficialmente quanto avevamo già previsto qualche mese fà, cioè che il debito pubblico tedesco, a livello nominale, ha superato quello italiano, per cui l’Italia non ha più il quarto debito più alto al mondo, scivolando al quarto posto.
Attenzione, però, al fatto che il rapporto debito/pil in Italia è del 120%, contro un 70% circa della Germania, per cui il problema resta molto più grave nel nostro Paese che altrove. Ma se consideriamo il livello “nominale” del debito pubblico, allora la Germania ha guadagnato, suo malgrado, una posizione, che l’Italia avrà ceduto volentieri.