La questione pone un problema delicato di cosa l’Europa intenda per politica comune, soprattutto, perchè è evidente a tutti che il fenomeno non può riguardare solo l’Italia, che semmai ha la “sfortuna” di essere il Paese più vicino ai punti di partenza dei clandestini. La mancata solidarietà di fatto dell’Europa verso l’Italia sta già aprendo il capitolo delle “ritorsioni”, che comunque si voglia, sono già in atto, da parte del governo italiano. Se l’idea del Ministro Calderoli di ritirare le truppe dalle missioni italiane all’estero, infatti, era sembrata un’uscita estemporanea, adesso non lo è più.
Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, conversando con alcuni ministri del suo governo, avrebbe palesato l’idea di ridurre il numero dei soldati in missione all’estero, per recuperare fondi necessari ad effettuare i controlli nelle acque del Mediterraneo, magari spostando gli stessi soldati verso tali nuove posizioni. Sta prendendo corpo, dunque, l’idea di una riduzione di contingenti italiani all’estero, con ripercussioni che avranno un loro peso non indifferente in situazioni delicate, dato che l’Italia è il terzo Paese al mondo, dopo USA e Gran Bretagna, per maggiore numero di soldati in missione all’estero. Si parla già di ritiro “totale” dal Libano, con conseguenze su tutta la UE, che sarebbe eventualmente costretta a dispiegare nuove truffe di altri stati membri, non certo volenterosi di sborsare nuovo denaro, in un momento di cinghia stretta come questo.
Ed è solo il primo capitolo di uno scontro che Roma vuole e forse deve portare avanti.