Il fenomeno degli sbarchi di clandestini, giunti a decine di migliaia sulle coste italiane, passando soprattutto per l’isola di Lampedusa ha acceso uno scontro tra Italia e resto d’Europa, i cui esiti non saranno confinati alla questione immigrazione, poichè si intravedono già all’orizzonte ripercussioni su fronti ben diversi. Come già sappiamo, l’Unione Europea ha espresso solidarietà formale all’Italia, riguardo alla situazione che si è venuta a creare con le rivoluzioni in Nordafrica che hanno fatto traballare gli accordi sui controlli all’immigrazione clandestina, stipulati tra Italia e Tunisia, nonché tra Italia e Libia. Tuttavia, al di là di mere espressioni di facciata, la UE ha espressamente considerato la questione come un problema italiano e ha negato al nostro Paese la possibilità che il flusso delle migliaia di clandestini già giunto sulle nostre coste – e che si prevede che possa ancora giungere – sia redistribuito tra gli stati europei, dopo il no secco di Francia e Germania, i reali Paesi di destinazione dei clandestini.
La questione pone un problema delicato di cosa l’Europa intenda per politica comune, soprattutto, perchè è evidente a tutti che il fenomeno non può riguardare solo l’Italia, che semmai ha la “sfortuna” di essere il Paese più vicino ai punti di partenza dei clandestini. La mancata solidarietà di fatto dell’Europa verso l’Italia sta già aprendo il capitolo delle “ritorsioni”, che comunque si voglia, sono già in atto, da parte del governo italiano. Se l’idea del Ministro Calderoli di ritirare le truppe dalle missioni italiane all’estero, infatti, era sembrata un’uscita estemporanea, adesso non lo è più.
Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, conversando con alcuni ministri del suo governo, avrebbe palesato l’idea di ridurre il numero dei soldati in missione all’estero, per recuperare fondi necessari ad effettuare i controlli nelle acque del Mediterraneo, magari spostando gli stessi soldati verso tali nuove posizioni. Sta prendendo corpo, dunque, l’idea di una riduzione di contingenti italiani all’estero, con ripercussioni che avranno un loro peso non indifferente in situazioni delicate, dato che l’Italia è il terzo Paese al mondo, dopo USA e Gran Bretagna, per maggiore numero di soldati in missione all’estero. Si parla già di ritiro “totale” dal Libano, con conseguenze su tutta la UE, che sarebbe eventualmente costretta a dispiegare nuove truffe di altri stati membri, non certo volenterosi di sborsare nuovo denaro, in un momento di cinghia stretta come questo.
Ed è solo il primo capitolo di uno scontro che Roma vuole e forse deve portare avanti.