G20, accordo su squilibri globali

Il vertice del G20, in corso a Washington, ha raggiunto un accordo di massima, sui cosiddetti squilibri globali, recependo i pareri del Financial Stability Forum, organismo presieduto da governatore italiano, Mario Draghi.

Già al vertice di Parigi di un mese fà, il G20 aveva discusso e si era diviso al suo interno sul concetto di squilibri globali, in quanto alcuni stati-chiave del consesso sono proprio interessati e cause di squilibri finanziari mondiali, in testa la Cina e gli USA.

La Cina è nell’occhio del ciclone per il suo tasso di cambio sottovalutato, che consente al Paese asiatico di continuare ad esportare a volumi crescenti, ma determinando squilibri nelle bilance commerciali del pianeta, nonchè negli stessi tassi di cambio.

Gli USA, invece, con la loro politica dei tassi zero determina un sovraconsumo delle famiglie americane, scoraggiandole a risparmiare, causando un permanente deficit nella bilancia commerciale e in quella complessiva dei pagamenti, dato che i tassi zero non attraggono capitali dall’estero e fanno fuggire quelli interni. Inoltre, questa impostazione di politica accomodante è stata ritenuta responsabile principale della crisi del sistema bancario, il cui collasso ha originato poi la crisi economica mondiale.

Secondo le linee guida approvate dal vertice di Washington, saranno considerati indicatori di squilibrio il deficit e il debito pubblico di uno stato; il debito e il risparmio privato; i saldi della bilancia commerciale, con riferimento ai tassi di cambio; le politiche fiscali e monetarie (tassi interessi, spesa pubblica, etc.).

E’ stata poi deciso un maggiore monitoraggio sui mercati delle commodities, senza intaccare il principio del libero mercato, ma tentando di rafforzare la governance dei controlli internazionali sui mercati delle materie prime.

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