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Fini e la fuga a sinistra, così è morto politicamente

Published by
Giuseppe Timpone

Dal 14 dicembre scorso, giorno del fallito “sfratto” delle opposizioni e soprattutto dei finiani al governo, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, è sprofondato negli abissi nell’inconsistenza politica, con una perdita di importanza del suo ruolo politico, che è evidente negli attacchi continui e a fasi alterne al governo Berlusconi, ogni qualvolta egli si renda conto della sconfitta bruciante a cui è andato incontro quella sera del 14 dicembre, ma soprattutto dopo, con la fuga di numerosi esponenti di spicco del suo neonato partitino, con deputati di rilievo, come Adolfo Urso e Andrea Ronchi, che pur non avendo ancora abbandonato Fli, criticano apertamente e in modo pesante la gestione di Fini, Granata e Bocchino, a loro modo di vedere, orientata a portare il partito su sponde sinistre, in contrasto con l’obiettivo originario del movimento, nato per ridare linfa al centro-destra, su basi diverse.

E così l’esodo da quel giorno fatidico della mancata spallata al governo ha portato allo scioglimento di Futuro e Libertà al Senato, dopo che ben 4 senatori su dieci hanno ufficilizzato il loro addio, mandando il gruppo sotto la soglia minima richiesta dei dieci senatori. E l’emoraggia è stata ancora più pesante alla Camera, dove da 37 deputati, ben otto hanno salutato Fini, per tornare nella maggioranza.

Maggioranza, che sembra sicura di raggiungere quota 330 deputati, con l’ingresso previsto di altri deputati. Che sia facile ottimismo o meno, sta di fatto che l’altro giorno, in occasione della votazione sul cosiddetto “processo breve”, alla richiesta dell’Idv di svolgere una votazione a scrutinio segreto, i numeri della maggioranza sono cresciuti di una decina di deputati, con ipotesi molto forti su franchi tiratori, proprio dai banchi di Fli.

Il che sembrerebbe l’ennesimo messaggio mandato a Fini, che la sua gestione del partito non piace e non convince e che saranno così inevitabili ulteriori defezioni. Uno scenario che porterebbe il presidente della camera a piombare in uno spazio politico ancora più angusto, con il solo potere derivante dalla sua carica istituzionale, che verrebbe ancora di più esercitato in funzione anti-berlusconiana, al fine di ottenere visibilità pubblica e attenzione politica. Attendiamoci due anni ancora di scontri durissimi!

 

 

 

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