Come prevedebile, la proposta ha suscitato un forte interesse dell’opinione pubblica e un dibattito interno alla politica stessa. Plaudono i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, così come è unamime l’elogio del ddl della Meloni, all’interno della maggioranza. Giudizi per lo più positivi anche nell’opposizione, con Fli, Udc e Idv unanimi, nel riconoscere la validità della proposta, mentre all’interno del Pd si registrano alcune divisioni. Se l’ala maggioritaria del Partito Democratico, infatti, si dice pronta a discutere il ddl, l’eurodeputata Serrachiani, invece, si dice non convinta e dubita che l’iniziativa sia solo fumo negli occhi dei giovani. Una posizione che porterebbe clamorosamente il partito di Bersani ad essere l’unico non unitamente schierato per il sì, e che non può che suscitare alcune curiosità, tra la stessa opinione pubblica e l’elettorato di centro-sinistra.
Tuttavia, il cammino non sarà semplice, dato che per la modifica di una norma costituzionale servono due passaggi sia alla Camera che al Senato, anche se dovrebbe registrarsi una larga intesa tra i partiti, per giungere all’approvazione del provvedimento. E’ ovvio che il Ddl, in sè, è un fatto positivo, ma che non risolve il nodo dello svecchiamento della politica, in quanto il problema italiano non è certo la mancanza di diciottenni alla Camera, o di 25enni al Senato, quanto il fatto che manchi persino una classe di quarantenni e forse di cinquantenni dalle posizioni-chiave della politica e delle istituzioni.
Ma il segnale che il Ministro Meloni ha voluto lanciare è comunque di attenzione al mondo giovanile, in un momento storico, in cui la popolazione giovanile, in modo ancora più particolare, vive con crescente disinteresse l’azione della sfera pubblica.