Ddl Meloni, deputati a 18 anni e senatori a 25

E’ giunto forse inatteso il disegno di legge, presentato dal Ministro per le Politiche Giovanili, Giorgia Meloni, che mira ad apportare una modifica costituzionale, per abbassare la soglia minima di età, per essere eletti a deputati e senatori. Secondo l’attuale Costituzione, per entrare alla Camera dei Deputati serve avere almeno 25 anni di età, mentre per diventare senatori ne servono ben 40. La proposta del Ministro Meloni, invece, prevede di allineare l’età dell’elettorato attivo e di quello passivo, per cui dovrebbe essere possibile essere eletti deputati già a 18 anni e senatori a 25 anni, le stesse età previste per votare per la Camera e il Senato, rispettivamente.

Come prevedebile, la proposta ha suscitato un forte interesse dell’opinione pubblica e un dibattito interno alla politica stessa. Plaudono i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, così come è unamime l’elogio del ddl della Meloni, all’interno della maggioranza. Giudizi per lo più positivi anche nell’opposizione, con Fli, Udc e Idv unanimi, nel riconoscere la validità della proposta, mentre all’interno del Pd si registrano alcune divisioni. Se l’ala maggioritaria del Partito Democratico, infatti, si dice pronta a discutere il ddl, l’eurodeputata Serrachiani, invece, si dice non convinta e dubita che l’iniziativa sia solo fumo negli occhi dei giovani. Una posizione che porterebbe clamorosamente il partito di Bersani ad essere l’unico non unitamente schierato per il sì, e che non può che suscitare alcune curiosità, tra la stessa opinione pubblica e l’elettorato di centro-sinistra.

Tuttavia, il cammino non sarà semplice, dato che per la modifica di una norma costituzionale servono due passaggi sia alla Camera che al Senato, anche se dovrebbe registrarsi una larga intesa tra i partiti, per giungere all’approvazione del provvedimento. E’ ovvio che il Ddl, in sè, è un fatto positivo, ma che non risolve il nodo dello svecchiamento della politica, in quanto il problema italiano non è certo la mancanza di diciottenni alla Camera, o di 25enni al Senato, quanto il fatto che manchi persino una classe di quarantenni e forse di cinquantenni dalle posizioni-chiave della politica e delle istituzioni.

Ma il segnale che il Ministro Meloni ha voluto lanciare è comunque di attenzione al mondo giovanile, in un momento storico, in cui la popolazione giovanile, in modo ancora più particolare, vive con crescente disinteresse l’azione della sfera pubblica.

 

 

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