In sostanza, il fatto che i tassi siano esplosi per lo più nel segmento di più breve termine segnala che i mercati temano una imminente ristrutturazione dell’enorme debito greco, ormai al 152% del pil con un deficit che quest’anno dovrebbe attestarsi sopra il 10%.
Ristrutturare il debito significa due cose: allungare la scadenza (maturity) o diminuire i tassi, o entrambe le cose. L’altra ipotesi, applicata, ad esempio, per il caso Argentina a fine 2001, è di ridurre la quota capitale, la cosiddetta “haircut” o sforbiciata, che significa rispettare scadenze e tassi, ma abbattere il capitale di una percentuale, tale da alleggerire il debito di Atene. Ad esempio, se un investitore detenesse 10.000 euro in bond greci, e se ci fosse un taglio del 20% del capitale, questi si troverebbe di fronte a un capitale di 8.000 euro, sui quali verrebbero applicati i tassi contratti a loro tempo, e alle scadenze pattuite (sempre che non mutino pure queste condizioni).
Ora, i 340 miliardi di dollari di debito di Atene sono in buona parte in mani di banche francesi, per 63 miliardi, tedesche per 40 miliardi e 48 miliardi nelle banche greche; le italiane ne possiedono appena 4,7 miliardi.
E’ evidente che parlare di ristrutturazione del debito di Atene sta facendo tremare pezzi di sistema bancario europeo, soprattutto di Francia e Germania.