Secondo Draghi, l’Italia dovrebbe ritovrare quello slancio che le consentì di svilupparsi a fine Ottocento e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il problema per il governatore è la bassa crescita, che se continua a un ritmo dell’1% all’anno, farà sì che il nostro Paese abbia bisogno di 5 anni, per tornare ai livelli pre-crisi.
Già con una crescita del 2%, invece, aggiunge Draghi, il risanamento dei conti pubblici sarebbe molto più agevole.
Poi, il numero uno di Palazzo Koch si è soffermato sugli squilibri, che a suo avviso hanno determinato la recente crisi mondiale, ricordando come tutto nasca negli USA, dove una politica monetaria accomodante ha spinto le famiglie americane a consumare di più del dovuto, determinando un indebitamento estero degli USA, con conseguenti grossi squilibri sulla bilancia commerciale.
Ricordiamo che Mario Draghi viene indicato dalla stampa e nei vertici europei quale il più papabile a successore di Trichet, alla guida della Banca Centrale Europea. I suoi interventi continui sugli squilibri di politica monetaria hanno anche l’obiettivo di lanciare segnali sulla sua concezione da banchiere centrale, in linea con la politica attuata dalla stessa BCE.