Si inizia a definire il quadro che potrebbe configurarsi nelle prossime settimane, intorno alla vicenda del caso Parmalat. Ieri, il Tribunale di Parma ha respinto l’istanza presentata dalla società francese Lactalis, a proposito del rinvio del rinnovo del cda, inizialmente previsto il 14 aprile, poi rinviato al 28 giugno, per decisione assunta dallo stesso cda.
Il ricorso di Lactalis era stato interpretato da molti quale l’ultima volontà dei francesi di giocare la partita Parmalat, ma dopo il “niet” dei giudici emiliani, si apre la seria prospettiva che i transalpini vendano almeno la metà del loro 29% di azioni nella società di Collecchio, magari a una potenziale cordata italiana, dato che difficilmente il mercato potrebbe assorbire prontamente una quota così rilevante.
E a proposito di cordata, Ferrero dovrebbe essere fuori dai giochi. Si punta a coinvolgere Granarolo, interessata a un’integrazione strategica della filiera del latte, filiera a cui sarebbero molto interessate anche le cooperative di Legacoop, già presente nell’azionariato.
Ricordiamo che il 20% di Granarolo è nelle mani di Intesa-Sanpaolo, che sta fungendo da regia per la scalata a Parmalat.
Se le voci fossero confermate, dunque, si giungerebbe a una operazione propriamente industriale, con l’integrazione e lo sviluppo degli assets, che ruotano attorno alla produzione lattiera italiana, con un sospiro di sollievo per gli allevatori emiliani e non solo, che avrebbero così scampato il pericolo di uno spostamento delle forniture in Francia, come lasciava prefigurare l’acquisizione di Lactalis.