Secondo il Fmi, non bisogna ormai crearsi aspettative di crescita annua dell’output (offerta) del greggio dell’1,8%, ossia il tasso di crescita dell’offerta di petrolio tra il 1981 e il 2005. Secondo l’organizzazione di Washington, siamo di fronte a una riduzione della capacità dell’offerta di aumentare il suo volume annuo, che dovrebbe attestarsi intorno allo 0,8% all’anno. Se così fosse, nei prossimi anni non assisteremmo a effetti drastici sulla crescita, che semmai subirebbe un calo nel medio-lungo termine dello 0,25%. Tuttavia, avverte lo stesso WEC, se tale tasso fosse inferiore, ci troveremmo di fronte a un impatto più significativo sul tasso di crescita di pil del pianeta (crescita bassa di offerta di petrolio = aumento del prezzo del greggio = inflazione da costi = riduzione della produzione e della domanda di mercato, quindi, determinazione di un minore volume di scambio sui mercati).
E da ora in avanti, sostiene il rapporto del Fmi, sarà sempre più difficile distinguere tra shock petroliferi tradizionali, con temporanei cali dell’offerta, e scarsità strutturale del livello di greggio offerto sui mercati.