In Russia, è in atto un ribilanciamento dei poteri, tra l’inquilino del Cremlino, il Presidente Dmitri Medvedev e il suo padre politico, il premier Vladimir Putin.
Giunto al Cremlino nel 2008, a causa dell’impossibilità per Putin di potersi ricandidare per la terza volta consecutiva per la carica di Presidente della Federazione Russa, fu lo stesso Putin a volerlo alla massima carica dello stato, mentre per lui si ritagliò il ruolo di nuovo capo del governo, alla cui figura istituzionale, intanto, aveva ceduto maggiori poteri.
Il patto iniziale avrebbe previsto un mandato per Medvedev, per poi fare tornare al potere Putin, con uno scambio di ruoli istituzionali.
Ma, con il tempo, tra i due sono iniziate diffidenze e i contrasti aumentano, come dimostra l’ultimo caso, che è oggetto di scontro tra presidente e premier.
Il Presidente Medvedev ha, infatti, inviato al Premier Putin una lista di nomi di ministri che egli dovrà cacciare dal governo, in quanto siedono nei cda di grandi società pubbliche. Secondo Medvedev, non è accettabile che ministri siano al contempo amministratori di società, perchè questo ingenera nel Paese un clima di sfiducia e di corruzione, che sono alla base della scarsa attrattività della Russia verso gli investimenti stranieri.
Gli stranieri, continua Medvedev, non si fidano del clima di intreccio tra economia e politica in Russia, e bisognerà fare di tutto per combattere strenuamente la corruzione che blocca e paralizza il Paese.
Parole di forte impatto emotivo, e non solo, dato che uno dei ministri che Putin dovrà sollevare dall’incarico è Igor Sechin, vice premier, a capo del colosso petrolifero Rosneft, che recentemente ha concluso un accordo con BP.