Il monito che il Capo dello Stato ha lanciato al mondo politico apre nuovamente il capitolo dell’allargamento della maggioranza.
Tra ieri e l’altro ieri infatti, il Presidente della Repubblica ha incontrato i Presidenti dei gruppi parlamentari per cercare di serrare le fila dopo i due giorni di barricate in Aula.
Il richiamo, già espresso durante il primo giorno di consultazioni, è stato chiaro ed inequivocabile: “Basta con i toni esasperati. Si torni alla normalità e si permetta al Governo e alla maggioranza di svolgere il proprio compito“.
Parole di distensione quelle del Capo dello Stato che però sottendono anche un giudizio di merito sull’andamento del dibattito politico.
Se infatti, da un lato, il richiamo ad abbassare i toni rientra nell’ottica della normalizzazione della dialettica parlamentare, dall’altro il Presidente della Repubblica prospetta scenari diversi in caso di impossibilità di ricondurre sui giusti binari la situazione politica.
Nell’affrontare la questione Giorgio Napolitano è stato altrettanto chiaro: “Se il Governo non può fare il suo lavoro, è ragionevole prendere in considerazione uno scioglimento anticipato delle Camere” – avrebbe comunicato l’inquilino del Quirinale ai capigruppo convocati, pur ribadendo che si tratterebbe di una soluzione estrema.
Il Capo dello Stato fa riferimento alla particolare congiuntura, nazionale ed internazionale, che coinvolge il nostro Paese.
Siamo infatti nel momento in cui, più di ogni altra situazione, è necessario proporsi uniti e coesi agli occhi degli elettori e della diplomazia internazionale, in modo da permettere all’Italia di affrontare con la massima determinazione le questioni dell’immigrazione, della riforma della giustizia e dell’intervento in Libia.
Un Parlamento in continua bagarre e un numero sempre più alto di rinvii per quel che riguarda l’agenda di Montecitorio rischiano di paralizzare tanto l’Esecutivo, quanto l’attività legislativa ed è per questo che, nel caso estremo di completa immobilità, si penserebbe ad elezioni anticipate.
Sulla sponda istituzionale opposta il Presidente del Consiglio. Gli ambienti vicini a Silvio Berlusconi riferiscono di un Premier tranquillo ed assolutamente in sintonia con il monito del Capo dello Stato, al punto che lo stesso Capo del Governo avrebbe chiesto agli esponenti della maggioranza di allentare la presa su Fini e sulle sue dimissioni.
D’altro canto però il Governo e la maggioranza sanno di trovarsi di fronte ad un bivio fondamentale per il prosieguo della legislatura e sono già state approntate le contromosse.
Il Pdl, con l’apporto della Lega, si muoverà su due piani: quello dialettico e quello squisitamente numerico.
Sotto il primo punto di vista, la parola d’ordine è pragmatismo. Il Presidente Berlusconi ha infatti chiesto che si parli dei problemi all’ordine del giorno e del merito di questi ultimi, così da poter iniziare a proporre soluzioni attuabili nel breve periodo.
Sul piano numerico invece è già stato conferito a Daniela Santanchè e Denis Verdini il mandato ad allargare la maggioranza.
I due esponenti si muoveranno dunque per cercare di sottrarre alle opposizioni quei parlamentari delusi dal comportamento dei propri gruppi d’appartenenza.
Il tutto per cercare di ricondurre la situazione parlamentare alla normalità ed allontanare lo spettro delle elezioni anticipate.