Se nel quarto trimestre del 2010, infatti, il tasso di disoccupazione era all’8,7%, nel mese di febbraio cala all’8,4%, in diminuzione dello 0,2% su gennaio e di un decimo di punto su base annua.
Certo, nulla che possa fare parlare di ripresa solida dell’occupazione, ma quanto basta per farci intendere che il punto di minimo della crisi del lavoro è già stato toccato e che adesso non si può che migliorare. Il dato, poi, è di grande importanza, se si considera la media europea, che vede il tasso di disoccupazione quasi sfiorare il 10%.
In un anno, il numero dei disoccupati è sceso di 21 mila unità, l’1% dei disoccupati totali. Quanto agli occupati, essi si attestano a 22 milioni e 814 mila lavoratori, circa 17 mila in più sull’anno scorso.
Il tasso di occupazione è del 56,7%, in flessione dello 0,3% su febbraio 2010, ma invariato su gennaio 2011. Questo semmai è un dato che andrebbe attenzionato in negativo, poichè la Germania, solo per fare un esempio, vanta un tasso di occupazione del 70%; ma qui intervengono dinamiche più soecifiche, quali il dualismo nord-sud, con il nord in linea con il trend europeo, e un sud in uno stato di sotto-occupazione.
Scende, e questo è un dato positivissimo, il tasso di disoccupazione giovanile, che si porta al 28,1% a febbraio, contro il 29,8% di fine 2010.