I disordini che ieri e l’altro ieri hanno caratterizzato le sedute dell’Aula di Montecitorio hanno spinto il Presidente della Repubblica a convocare, nella serata di ieri, i Presidenti dei gruppi Pd, Pdl e Udc ma gli incontri proseguiranno oggi con gli altri partiti.
Le parole di Napolitano sono state chiare e nette: “E’ necessario abbassare i toni e ricondurre alla normalità la pur condivisibile dialettica politica“.
Il nuovo monito del Capo dello Stato rappresenta quindi un ulteriore passo del Quirinale. Il Colle infatti, solitamente restio ad entrare nel merito delle questioni, ritiene invece che stavolta, complici anche le tensioni causate nel Paese dagli sbarchi di Lampedusa e dalla guerra in Libia, il momento possa sfociare in una bagarre perenne dello scontro politico, con ripercussioni sulla tenuta del tessuto sociale del Paese.
I retroscena parlano anche di una paventata ipotesi di scioglimento anticipato delle Camere, attesa l’impossibilità di proseguire la legislatura ma fonti vicine tanto al Presidente della Repubblica quanto al Premier escludono che negli incontri dei giorni scorsi si sia mai parlato dell’argomento.
Quel che è certo è che le prossime settimane segneranno uno spartiacque importantissimo.
L’inizio del processo Ruby si sommerà alla votazione sul Processo Breve e all’imprevedibile evolversi della questione di Lampedusa che, nonostante l’impegno del Governo, sembra sempre sul punto di essere invasa da nuove ondate di profughi.
L’auspicio di tutti, a partire dal Capo dello Stato, è che si riesca ad affrontare queste questioni con uno spirito diverso, di normalità.
Il Presidente della Camera Gianfranco Fini ha comunicato che il collegio dei questori ha “deplorato” il comportamento del Ministro, in quanto “si è trattato di un evento senza precedenti.”
Nei prossimi giorni arriveranno le decisioni sulla posizione disciplinare di La Russa che potrebbe trovarsi nella condizione di poter partecipare ai lavori della Camera ma nell’impossibilità di votare.
La maggioranza auspica invece una semplice censura.