Ma vediamo i numeri. Nel 1990, dice lo studio Confcommercio, a fronte di un risparmio di 119,23 miliardi di euro, quasi 29,8 miliardi venivano investiti nelle abitazioni. Chi si aspettasse un decremento degli investimenti in case rimarrebbe molto deluso, perchè la fotografia del 2010 è di gran lunga opposta. Infatti, nel 2010, a fronte di un risparmio di 100,2 miliardi di euro, quindi, in diminuzione rispetto ai livelli del 1990 (è stato un anno post-crisi), ben 54,8 miliardi di euro sono stati investiti in case, cioè oltre la metà dei risparmi.
E’ un dato significativo, che mette in risalto come gli italiani non abbiano abbandonato le vecchie abitudini e vedano ancora oggi, forse più di ieri, l’investimento nel mattone una forma di tutela dei propri risparmi e sacrifici.
Non è un caso che proprio nel 2010 vi sia stata questa percentuale così alta a favore degli investimenti immobiliari. Dopo il biennio di recessione, infatti, molti di coloro che avevano investito in titoli azionari e altri strumenti finanziari si saranno ricreduti, preferendo la ricchezza reale.
Ed merge, infatti, che gli italiani sono dicotomici. O investono in immobili, o preferiscono la liquidità, magari sui conti correnti.
Nel 2010, il 31,7% degli intervistati sarebbe propenso a investire in immobili, il 29,5% a tenere liquidi i risparmi e solo il 10% vorrebbe investire in fondi o azioni. Infine, il 5,4% spenderebbe i risparmi in consumi.
Italiani, popolo di santi, poeti, navigatori e… proprietari di case!