Si studiano e si analizzano le cifre della catastrofe e i pareri non sono concordi sugli effetti dello tsunami per l’economia nipponica e per le ripercussioni sul resto del mondo.
La distruzione di capitale e i costi della ricostruzione pare che possano impattare negativamente il pil giapponese dell’1%. Un calo non drammatico, sebbene bisogna considerare che il Giappone esce già stremato da quasi 20 anni di stagnazione, che ne hanno fatto esplodere il debito pubblico, giunto al tasso record del 204% del pil.
Altre stime però si spingono più in là e parlerebbero di un impatto di circa 175 miliardi di dollari, pari al 3% del pil, il che farebbe rientrare il Giappone in una fase di quasi recessione economica. Ma non è facile fare stime, anche perchè molto dipenderà dalla velocità con cui avverrà la ricostruzione e quindi la ricostituzione degli impianti di produzione.
Per alcuni mesi, il Giappone potrebbe soffrire sul piano delle esportazioni, a causa della strozzatura dell’offerta, limitata dal non funzionamento di molti impianti. Questo avvantaggerà alcuni suoi competitors, come la Corea del Sud, che potrà vedere aumentare il suo export verso la Cina, uno dei Paesi di maggiore sbocco delle merci nipponiche.
Quanto agli effetti sull’economia dell’Occidente, il maggiore impatto lo si potrebbe avere sul finanziamento del debito federale USA. Il Giappone, infatti, detiene la seconda quota più alta di titoli americani, dopo la Cina, con quasi 900 miliardi di dollari. Molto difficilmente, dal Sol Levante arriveranno gli stessi quantitativi di finanziamento, per cui si potrebbe assistere a una fase di ritiro dal mercato finanziario USA.
Infine, a pagare in Europa potrebbero essere soprattutto le compagnie assicurative, coinvolte nel risarcimento dei danni subiti per il sisma e lo tsunami. Si calcola un esborso per gli assicuratori europei di circa 35 miliardi di dollari. Colpito, con ogni probabilità, anche il settore auto e quello del lusso. In questi casi, l’impatto potrebbe farsi sentire anche in Italia, da sempre ai vertici del mercato della moda e del lusso.